giovedì 25 luglio 2013

Grandi


Ascolto, inosservata.
Nella casetta di fronte, appena cala il sole, il piccolo ritaglio d'erba verde si anima.
Un nonno, una nonna, due nipotine adorate e bellissime. Erano piccole, ed ora crescono, le gambe cerbiatte, i volti a plasmarsi su ossa nuove.
Le ho viste muovere passi incerti, dall'ulivo al gelsomino. Le ho viste sedute in una piscina di plastica gialla, immortalate dal nonno in sorrisi fermi e foto statiche, ma piene d'amore.
Ora crescono. 
Seduta in terrazza, le sento parlare. Cantano Mengoni, assieme. Lievi storie di sandali e bracciali.
E quando la nonna, che comincia a sentirci poco, ripete per due volte la stessa domanda, colgo nella loro risposta quel tono stizzito, stanco, tipico dei primi incerti voli. Sono il futuro, tengono gli occhi sul domani. Il resto è noia. Me lo ricordo bene.
Quand'è che i grandi perdono la loro patina di grandiosità? Quando si comincia a guardare ai loro limiti con disincanto?

2 commenti:

  1. hai mai letto la storia di Rubem Alves?

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    1. No, non lo conoscevo (e da educatrice-insegnante, scopro una grossa lacuna). Ma ora mi sono documentata.
      "Non ci saranno farfalle se la vita non passerà per lunghe e silenziose metamorfosi".
      E' geniale.
      Ho già ordinato su IBS:
      "Il figlio del domani. Immaginazione, creatività e rinascita della cultura"...
      Grazie Pier, grande! :)

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