giovedì 13 settembre 2012

Le aste

Sono contenta di me.
"Brava Gioia", mi son detta. Piena di tenerezza.
Solo poco tempo fa, una situazione come questa mi avrebbe minata, profondamente.
Invece sto in piedi.
Ringrazio, posso solo ringraziare. Chi mi ha insegnato.
E' tempo di prove per me. 
Oggi, anche il luogo in cui nuoto, come fosse il mio elemento, lo spazio della scuola, in cui sono cresciuta come insegnante e come persona, mi ha attaccata, ostile. Ha mostrato zone scure.
Una mamma, da sempre conscia delle piccole e grandi difficoltà del suo bambino, e che proprio alla luce di questa consapevolezza aveva scelto un metodo che garantisse ascolto e accoglienza, mi ha aspramente criticata. Mi dice che la creatività non deve andare a discapito della ripetizione forzata e metodica di scritture, che una buona calligrafia richiede sacrificio e non implica piacere.
Non entro nel merito, il discorso è lungo e complesso. Ritengo che la scrittura, come gesto che scaturisce dalla mano, possa avere un valore e un senso solo se supporata dall'intenzionalità di dirsi, di comunicare.
Non proporrò mai una scrittura asettica, decontestualizzata, ripetitiva.
Un po' stanca, gli occhi segnati da una notte a metà, ho detto.
"Perchè hai scelto questa scuola? Cosa pensavi offrisse a tuo figlio?"
E' bastato questo. Lo sa. Sa che in nessun altro luogo questo bambino avrebbe potuto imparare a raccontare le sue emozioni. A governarle, a gestirle. Sa che nessuno avrebbe potuto amarlo così. Nonostante fosse difficile, amarlo.

2 commenti:

  1. Colloquio continuo, dalla prima settimana?

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  2. Dire che la nostra realtà si presta al confronto continuo, è pleonastico...
    Ma a volte risulta difficile da gestire.

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