venerdì 20 luglio 2012

Crescere


Ho fatto un sogno incredibile.
Tu dici. Sono grande, ormai le cose dell'infanzia sono andate, ne sono passate di lune. Anzi, dici anche altro.
Per esempio che è poco produttivo stare su un ricordo amaro, se non lo sai rielaborare un po'. Insomma, ti dici che devi crescere, guardare avanti.
E siccome io mi ascolto, normalmente sublimo. Bè, sublimo. Magari passo oltre.
Insomma, eravamo al sogno.
Esco di casa, bella fresca in un vestito leggero. Vedo, uno a fianco all'altra, venire verso di me i miei genitori. Ma giovani, belli, sorridenti. Complici.
Ecco. Già questo sarebbe di per sè assurdo. I miei si sono separati quando avevo otto anni e hanno praticamente smesso di comunicare. Persino di salutarsi se si incrociano, sullo stesso marciapiede.
Io, non sono più io. Corro incontro a mio padre, come se avessi dieci anni e gli getto le braccia al collo. Lui mi spettina un po', mi dice qualcosa come "ciao stella".
Impossibile. Noi non siamo più padre e figlia. Siamo due estranei.
La mamma ride, mi guarda felice.
"State andando a casa?", chiedo.
"Sì, abbiamo fatto la spesa", risponde la mamma, e solleva una borsa di nylon, colma.
"Non posso accompagnarvi in macchina, ho un appuntamento", dico sconsolata.
Al che la mamma, alle spalle di  papà, mi strizza l'occhio, come a dire "non preoccuparti, vai tranquilla, che noi abbiamo voglia di star soli".
Mi sono svegliata col sorriso.
Difficile crescere.

Nessun commento:

Posta un commento