martedì 13 marzo 2012

Incipit


Il rubinetto perde. Gliel'ha detto.
E lui, affettuoso e solerte come sempre, ha risposto “lo sistemo io”. Così, semplice semplice.
Ama questa fedeltà cieca e il suo fare luce su cose di lei che vede solo lui, ma che appena gliele racconta diventano vere. Dice che gli piace il modo in cui si tira i i capelli scuri di lato. E la mano che gratta la spalla sotto la maglietta. Poi le gambe, quando le allunga davanti. L'espressione degli occhi, se sbuffa.
Oggi è qui per il rubinetto. Gli ha preparato una cioccolata calda: è goloso, lei lo sa. 
Mentre racconta di biciclette caricate su auto scassate, di passeggiate a perdersi in infiniti boschi, gli versa la densa dolcezza nella tazza di porcellana bianca. Il servizio di mamma Renata. 
Lui non nota la zuccheriera panciuta, il cucchiaino d'argento, è tutto mani e parole e enfasi. Questo le piace di lui: c'è e non c'è.
Si spostano alla scrivania, lei scalza, lui con le sneakers sporche di terra, le tazze in mano. 
- Parla - pensa lei - ti ascolto e allungo piano le gambe.

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